Il presidente della Regione e il suo assessore dovrebbero toccare con mano, come abbiamo fatto oggi con la commissione Sanità del Consiglio regionale, la situazione del Microcitemico e del Brotzu di Cagliari.
L’auspicio è che i sopralluoghi da noi richiesti tempo fa ed effettuati questa mattina nei due centri che, è sempre utile sottolinearlo, offrono assistenza a pazienti provenienti da tutta la Sardegna possano essere il primo passo di un percorso condiviso che, nei prossimi mesi, deve portare alla risoluzione di problematiche potenzialmente esplosive. Questioni che come opposizioni, insieme a medici, operatori e direttori sanitari, segnaliamo da tempo, oggi acuite dal protrarsi dell’emergenza pandemica e dall’attuazione di una riforma che stenta a funzionare.
Due anni fa eravamo profondamente convinti del fatto che l’ultima cosa da fare durante una pandemia era una riforma delle aziende sanitarie. Oggi occorre trovare una soluzione ai tanti problemi aperti e sottovalutati: in primo luogo quello che riguarda lo scorporo di unità che sino al periodo pre-riforma facevano capo all’azienda Brotzu e che oggi sono sotto l’egida della rinata Asl Cagliari. Alcune delle strutture del Microcitemico necessitano di una stretta e continua cooperazione con altre rimaste all’interno del dipartimento pediatrico del Brotzu. Questo sta portando a un enorme spreco di tempo e di risorse: il prezioso tempo dei medici, già in numero ridotto rispetto alle necessità, viene spesso sprecato nella compilazione di richieste, documenti e adempimenti burocratici e tolto all’assistenza dei pazienti.
Il Brotzu, per contro, subisce il fatto di essere dovuto diventare suo malgrado un ospedale Covid. Al suo ruolo storico di ospedale di eccellenza, centro trapianti e riferimento per l’isola per il trattamento dei casi acuti ha dovuto aggiungere l’accoglienza, il trattamento di pazienti positivi al Covid, una cinquantina dei quali ancora ricoverati, e alla conseguente ulteriore riduzione del personale sanitario: sono circa 150 i medici e gli infermieri attualmente positivi, con conseguenze pesanti sull’assistenza ai pazienti e sul carico di lavoro per i colleghi in corsia. Ci sono questioni che se non affrontate e risolte non potranno che tradursi in gravissimi problemi per pazienti di tutta l’Isola: il potenziamento dei centri dialisi e della rete nefrologica, a esempio, ma anche il ripristino dei posti letto inspiegabilmente sottratti alla neuroriabilitazione, gli interventi necessari a smaltire le liste d’attesa, in particolare per gli interventi di cardiochirurgia. Serve un azione forte per potenziare il centro trapianti, soprattutto nel versante relativo alle donazioni di organi e alla presa in carico dei pazienti idonei in tutta la regione.
In primo luogo, intanto, e lo ribadiamo perché anche oggi questo è stato auspicato da tutti i direttori delle strutture, è fondamentale riaprire il Pronto Soccorso del Santissima Trinità, incomprensibilmente ancora chiuso nonostante sia stato re-inaugurato tre mesi fa, e fare di tutto affinché siano subito assunti medici e infermieri nelle graduatorie ancora in corso di validità. Altra cosa da fare subito è la stabilizzazione di tutti i precari, medici, infermieri e biologi, con i requisiti e ancora in attesa. Ancora, è fondamentale indire le procedure concorsuali e superare immediatamente le gestioni provvisorie affidate a facenti funzione.
Situazioni che non potranno essere risolte senza un intervento serio della Giunta regionale su quanto sta succedendo nel sistema sanitario dei territori. Chiediamo ancora una volta a presidente e assessore un impegno concreto per la riapertura dei reparti nelle diverse strutture dell’isola, per fare in modo che le strutture d’eccellenza possano riprendere la propria attività a favore dei pazienti di tutta l’Isola. Il contrario sarebbe l’ennesima occasione sprecata, ancora di più a fronte delle risorse nazionali destinate anche alla Sardegna di cui si è parlato anche con il ministro Speranza nell’incontro di due giorni fa