SATTA: Consiglio regionale si attivi per scongiurare l’ennesima tragedia annunciata nelle campagne sarde
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La stagione venatoria del cinghiale si è conclusa solo da pochi mesi eppure sembra non aver sortito alcun effetto rispetto all’annoso problema del sovradimensionamento dei capi che oramai, incuranti della presenza dell’uomo, si spingono fino alle abitazioni e ai centri urbani dell’isola. Non si tratta di casi isolati ma di una vera e propria emergenza che sempre più spesso rappresenta una piaga per l’ambiente e per le attività produttive, specialmente quelle agricole.
Gli ultimi dati Istat sulla presenza dei cinghiali nel territorio nazionale, descrivono una realtà oramai fuori controllo con una stima presunta di 2,3 milioni di capi pari ad un cinghiale ogni 26 abitanti.
Non meno allarmanti sono i dati relativi ai danni prodotti dai cinghiali: solo in Sardegna negli ultimi anni si contano 105 mila segnalazioni per danni in ambito agricolo, per un totale di oltre 120 milioni di euro e nel solo 2022 oltre 1200 segnalazioni per sinistri stradali con danni alle autovetture, morti e feriti.
Specialmente nelle campagne la presenza del cinghiale è incompatibile con l’attività produttiva dell’uomo, infatti, fanno razzie nei terreni dove arano le colture e distruggono recinzioni e attrezzature e in alcuni casi sono stati segnalati attacchi in branco ad allevamenti creando un vero e proprio squilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali anche in aree di pregio naturalistico, con la perdita di biodiversità sia animale che vegetale. Da ultimo e certamente non meno importante è l’aspetto sanitario legato alla diffusione della peste suina africana (PSA) che con un numero incontrollato di cinghiali in libertà, difficilmente può essere controllata.
L’argomento di grande attualità, specialmente nelle aree rurali della Sardegna, è arrivato all’attenzione del Consiglio regionale attraverso una proposta di legge dei Progressisti con primo firmatario l’On.Gian Franco Satta, vice presidente della V Commissione attività produttive.
Recependo le ultime disposizioni normative contenute nella legge di stabilità varata dal Parlamento lo scorso dicembre, gli esponenti del centrosinistra sardo hanno proposto alcuni interventi mirati al controllo e alla gestione del sovradimensionamento dei cinghiali in attuazione del Piano straordinario di contenimento e riequilibrio numerico dei capi.
“La legge di stabilità nazionale ha introdotto un nuovo articolo alla legge 157 del 1992 sulla protezione della fauna selvatica, prevedendo la possibilità, in capo al Ministero dell’Ambiente, di redigere un Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica la cui attuazione è poi demandata alle singole Regioni” – dichiara Satta – “Con questa proposta di legge regionale stiamo proponendo alcune linee di intervento che, nel rispetto del Piano nazionale, ci consentano di accelerare i tempi e iniziare a definire le linee e le modalità di intervento per l’organizzazione delle attività di gestione e dimensionamento del numero di cinghiali presenti nella nostra isola. Tra le novità proposte chiediamo di individuare e distinguere il territorio in aree vocate o meno alla presenza dei cinghiali e su queste ultime definire degli Ambiti Territoriali di Caccia (A.T.C.) nei quali sia possibile predisporre attività di cattura o abbattimento dei capi in sovrannumero. Le attività riconducibili al Piano non costituiscono attività venatoria e potranno essere svolte anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette, anche nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto. “
Il Piano straordinario regionale dovrà essere inserito nel Piano Faunistico Regionale d’intesa con l’ISPRA e con il Comitato Regionale Faunistico e punta ad ottenere un riequilibrio della specie oltre ad interventi immediati per il recupero dei danni provocati alle coltivazioni. Attuatori del Piano saranno i cacciatori muniti di apposita licenza e i conduttori o proprietari dei fondi ricadenti nell’ambito di applicazione del Piano che verranno assegnati a specifici ambiti territoriali di caccia e che potranno essere coordinati e coadiuvati dalle guardie venatorie e dal Corpo Forestale.
Sono certo che il problema non sia di facile soluzione” conclude Satta – “ma è altresì vero che fino ad oggi sono stati sottovalutati molti dei segnali che presagivano queste conseguenze. E’ nostro dovere intervenire e provare a mitigare i danni che quotidianamente centinaia di aziende patiscono.